Facendo un paio di conti, ho scoperto di aver studiato, lavorato e abitato a Milano, per una buona ventina di anni. Milano e' stata per me tante cose: l'Universita' (laurea, dottorato ecc.), l'impegno politico con anarchici e radicali, la fondazione di Lev Chadash, la prima sinagoga Reform, dove e' iniziata quella avventura che sto vivendo ancora adesso.
Ma non ho mai amato Milano. La ho sempre trovata canagliesca e volgare, schiacchiata tra due diverse arroganze, quella della destra vincente e quella della sinistra sempre piu' snob ed elitaria. Milano e' una di quelle citta' che chi ci vive cerca sempre di andarsene da un'altra parte. Ed in effetti, facendo i conti, tutti gli amici con cui mi sono trovato meglio, ora vivono da un'altra parte.
Detto questo, a Milano ci ho vissuto. C'e' un tipo di luce, o forse degli odori (nulla di piacevole, sia chiaro) che me la rendevano riconoscibile. E Milano ha anche una sua colonna sonora. Non parlo solo del traffico, e nemmeno dell'accento dei milanesi. La Milano in cui sono cresciuto aveva una sua scena musicale, e non era nemmeno male. E poi c'era l'onnipresente Radiopopolare.
Radiopopolare e' una di quelle cose che, appunto, come Milano, magari la odi e ti ci incazzi, ma comunque non riesci a spengere, perche' riconosci le voci dei conduttori, e sai che si tratta di gente seria. Con enormi paraocchi ideologici e generazionali, certo. Ma la mancanza di quelle voci che ti raccontano la citta', e con molta ambizione persino il mondo, tu la senti. Mi diceva un conoscente milanese che adesso sta in California che, piu' o meno un paio di volte alla settimana lui cerca di ascoltare il notiziario di Radiopopolare, anche se sa che non sara' d'accordo e che da dove vede le cose lui, l'America e' molto diversa. Eppero' non se ne sa staccare.
Tra le trasmissioni di Radiopopolare io ho amato moltissimo La caccia: caccia all'ideologico quotidiano I conduttori erano due persone colte ed indipendenti, Felice Accame e Carlo Oliva, che cercavano di individuare i condizionamenti ideologici nelle pieghe del quotidiano, e ne svolgevano una critica puntuale, con uno stile erudito e feroce. Trovate i testi delle trasmissioni qui, e se avete voglia di leggere vi consiglio di spegnere la radio e concentrarvi nella lettura, non sono testi facili, ma sono sempre azzeccati. Accame ed Oliva hanno pubblicato pure un libro assieme e i loro nomi figurano tra i collaboratori di A Rivista anarchica. Come siano approdati da Lotta Continua agli anarchici non lo so, ma non credo sia poi cosi' importante, ormai.
Carlo Oliva e' morto lo scorso settembre, e io sono riuscito a saperlo solo ora. Avendo un poco di tempo a disposizione, mi era venuta la curiosita' di ascoltare qualche puntata de La Caccia, e ... niente, dopo un paio di click mi e' preso un magone infinito. Ho passato qualche ora a leggerne i necrologi, ho scoperto che amici ed avversari ne avevano uguale stima, e poi ho cercato una specie di testamento. Non sono riuscito a trovarlo, pero' ho trovato questo scritto, che e' probabilmente uno dei suoi ultimi. E che dedico a chi vuole votare PD.
Io votero' altro.
LE PROPORZIONI IDEOLOGICHE DEL CAPPUCCINO
di Carlo Oliva
di Carlo Oliva
Rivendicare le radici liberal-socialiste
del Partito Democratico fa fino e aiuta nel rafforzarne l’immagine. Peccato che nessuno dei pensatori di quel filone abbia mai
avuto niente a che fare né con il PCI né con
la DC, i due partiti alle origini del PD.
L’argomento, almeno per quanto si riferisce alla ricetta del cappuccino, è al di là di ogni possibile contestazione, anche se da uno dei più venerati maitres à pénser del giornalismo italiano ci si penserebbe autorizzati ad aspettarsi qualcosa di più. Ma in realtà Scalfari vuol dire che nessuna delle due componenti può arrogarsi un diritto di veto nei confronti dell’altra minacciando una nuova separazione e ne approfitta per esprimere la propria preferenza per un cappuccino dal sapore, diciamo così, più carico, quale lo si otterrebbe se nella formazione confluisse anche il gruppo di Vendola. L’operazione, a suo dire, rafforzerebbe il carattere liberalsocialista del partito e porrebbe le premesse per la definitiva realizzazione di quelle riforme di cui tanto il paese abbisogna.
Nemmeno un comunista o democristiano
Personalmente, su questo esito avrei qualche dubbio. Come avrei qualche perplessità sulla disinvoltura con cui, non solo da parte di Scalfari, si tende oggi ad appropriarsi del termine “liberalsocialismo”, una espressione coniata verso la metà degli anni ‘30 del secolo scorso da Carlo Rosselli per definire un programma politico e ideale che non avrebbe avuto, nei decenni successivi, una particolare fortuna. Ma a quella tradizione Scalfari è sempre stato legato e nessuno può contestargli il diritto di auspicare una sua rinascita. Anche il liberalsocialismo, nella visione rosselliana, era la sommatoria di due componenti eterogenee ma imprescindibili, quella socialista e quella liberale, ciascuna delle quali avrebbe vivificato l’altra con il proprio sistema di valori e ne avrebbe emendato i difetti. Detta così, la prospettiva può sembrare un po’ meccanica e in effetti il pensiero di Rosselli prevedeva qualche mediazione in più (aveva , in particolare, delle accentuazioni libertarie che forse potrebbero interessare ai lettori di questa rivista), ma in questi casi quel che conta è farsi capire e accontentiamoci pure.
C’è una cosa, piuttosto, che non capisco io. Scalfari, che era presente, rievoca la “lunga giornata” in cui, al Lingotto di Torino, fu fondato il nuovo partito, e ne ricorda quelli che a suo avviso ne rappresentavano i precedenti culturali e politici nella storia d’Italia. “Mi vennero in mente” scrive “Turati, Gobetti, il socialismo riformista dei fratelli Rosselli, il liberalsocialismo di Guido Calogero e infine Norberto Bobbio, Piero Calamandrei e Galante Garrone. Queste furono le patenti nobili del riformismo italiano che … segnò una traccia profonda nella cultura politica italiana … e che a mio avviso … dovrebbe rappresentare l’identità profonda del partito democratico.” Il che è ben detto ma un po’ strano perché, Turati a parte, nessuno dei nomi citati può essere ricondotto alla tradizione da cui provenivano i Ds, né tanto meno a quella della Margherita.
Nessuno di quei rispettabili signori era di scuola marxista o credeva nella dottrina sociale della Chiesa, come a dire, esprimendosi rozzamente, che non aveva nulla a che fare né con il Partito comunista né con la Democrazia cristiana, e tutti, in effetti, vissero gli sviluppi della politica italiana del dopoguerra in una posizione isolata e minoritaria, raccogliendo da parte dei militanti e dei dirigenti di quei partiti di massa e dei loro satelliti e alleati una certa indifferenza ostile e superciliosa, temperata al massimo da qualche rara e occasionale attestazione di stima.
Maionese impazzita
Ma erano tutti dei rigoristi, secondo la miglior tradizione giacobina, e non cercavano quel tipo di consenso che si ottiene rinunciando ai propri valori di fondo. In particolare, essendo tutti, per una quantità di motivi su cui non possiamo soffermarci adesso, assertori convinti del punto di vista laico, avrebbero considerata bizzarra l’idea per cui una forza politica di sinistra avrebbe avuto qualche prospettiva di successo solo a condizione di accogliere nel proprio interno una componente ex democristiana. È probabile che se avessero sentito esprimere l’ipotesi, da esponenti quali erano di un’era prebasagliana, avrebbero invocato a gran voce la cella imbottita e la camicia di forza.
Insomma, non tutte le mescolanze sono paragonabili tra loro e chi pensasse che, in fondo, il cappuccino e il martini, in quanto entrambi composti dalla fusione di due elementi, siano la stessa cosa potrebbe subire qualche amaro disinganno. Più che di petizioni di principio e di padri nobili – che, naturalmente, ciascuno è libero di attribuirsi a piacere, tanto a chi volete che importi? – la democrazia italiana ha bisogno di riforme politiche e di attenzione ai diritti civili.
E quanto a questo, l’amalgama su cui si fonda il Partito democratico non è forse il più propizio: pensate a tutto il canaio che succede ogni volta che entrano in ballo le questioni cosiddette “di coscienza” e aspettate a vedere, per esempio, cosa succederà dopo la recente pronuncia della Cassazione sul matrimonio gay e vi renderete conto che quella organizzazione, più che a un cappuccino, rischia di somigliare a una maionese impazzita.
Carlo Oliva
Da appassionato di polizieschi avevo già visitato il sito di Carlo Oliva e, polizieschi a parte, non ne avevo tratto affatto una buona impressione.
RispondiEliminaUn tizio che ha passato la vita a propagandare cazzate (col senno di poi posso dirlo, no?) e ancora si fa voce di un "popolo" che non rappresenta parlando alla radio e sentenziando non è cosa da tutti.
E poi, leggendo l'ideologia nel quotidiano mi ha più che altro messo tristezza.
Mi riferisco a quella che credo fosse una delle ultime puntate, sulla gelmini il tunnel e la cagnara conseguente.
E' vero e abbastanza evidente che su einstein si sia costruita una odiosa ideologia (io direi una parte di essa) di cui lo scienziato rappresenta il santone.
Ma che uno che di ideologie si è nutrito tutta la vita cerchi di fare la morale è bizzarro, seppur apprezzabile, visto che il linciaggio mediatico non è _mai_ bello.
Però la cosa triste, per me dico, non era questa.
Senti uno che dovrebbe fare il culo alle autorità auspicare i processi per berlusconi (un anarchico che auspica processi dello stato!), e unirsi ad un coro belante e insensato di automi che gridano "contro" i tagli alla scuola, assieme ai LADRI che con quei soldi campano.
E niente, insomma, ti viene in mente che probabilmente non sei migliore di lui, che sei soltanto uno stronzo che si agita, fa e briga senza combinare niente, e che la tua vita, come la sua, non avrà alcun senso, oggettivamente.
Per concludere, però volevo dirti che hai ragione. C'è qualcosa di profondamente milanese (coi pro e i contro del caso) in Carlo Oliva e Radio Popolare.
A partire dal semplice "Ciau Carlett, te voeri bén." di Gianni Biondillo. Un po' m'ha commosso.
In una città come Milano esistono ancora dei sentimenti, per fortuna.
Sempre Io
Negli ultimi anni ho perso la abitudine di ascoltare o di leggere Oliva e Accame, e ovviamente non e' che fossi sempre d'accordo con loro. Sulla questione Israele-Palestina, per esempio: loro sostengono che i popoli non esistono (e su questo io non sono d'accordo) e conseguentemente avevano una equidistanza che era comunque meglio del tifo per una parte sola, che toccata sentire in altre transmissioni. Come dire, posizioni in cui non mi ritrovo, ma comunque coerenti e rispettabili. E per questo mi ci ero affezionato, come ti affezioni a uno zio brontolone
EliminaPer quanto mi riguarda, il concetto di popolo presuppone che esista solo quando viene riconosciuto, ma magari sbaglio.
EliminaSono d'acccordo con te, ci sono persone, come immagino fossero oliva e accame, per cui i popoli non esistono, e che trattano tutti allo stesso modo, di conseguenza.
Ci sono però, di fianco a loro, a sfruttare la loro ingenua onestà (quando riescono), altre persone che sono "lupi travestiti da agnelli", che con la scusa del "siamo noi che apparteniamo alla terra, fratello" (in realtà gli indiani d'america erano tra i popoli più razzisti mai esistiti, nella pratica, ma facciamo finta che fossero degli hippy/buoni selvaggi), riescono, aiutati da un po' di abilità nel gioco delle tre carte, a propagare la cultura del piagnisteo e a riservare corsie preferenziali a certi popoli a sfavore di altri popoli.
Questi vigliacchi e ipocriti individui, sono quelli che io definisco, scusa la parola, ma è così che li vedo, "nazisti dentro".
Per dirla con un personaggio, Ferretti, che probabilmente tu non apprezzerai, ma alla cui sincerità e al cui buon cuore io credo, questi sono quegli individui che se anche tu ti dimenticherai di essere ebreo "saranno sempre pronti a ricordartelo".
Ma poi, sia chiaro, i popoli non esistono, eh?
Da questa specie di nazi-maoismo al nazismo il passo è drammaticamente breve, IMHO. E il nazismo, in tutte le sue forme, ha sempre avuto come popolo bersaglio quello ebraico.
Non conta se non sei mai stato in una sinagoga in tutta la tua vita, se hai cognome, accento, parenti e radici nel luogo in cui ti trovi. Questa gente ti verrà a cercare prima o poi, e a metterti sul banco degli imputati di un processo farsa, assieme al tuo albero genealogico. "L'imputato dimostri di essere innocente!"
A volte sarei indotto a pensare che se gli israeliani facessero i "piagnoni", anzichè darsi da fare perchè il passato non si ripeta, i pregiudizi finirebbero.
Ma ripensando al MIO pessimo passato anti-semita (questo ero, nè più nè meno), mi rendo conto che sarebbe come l'agnello che cerca di discutere con il lupo, nella favola di fedro.
La sentenza è già stata emessa, e provare a "diventare amici", o a discutere gioverebbe solo a chi di discutere non importa nulla in realtà.
In effetti il nazismo mi sembra che sia ancora ben lontano dal morire.
Certe persone, troppe ancora, diventano diplomatiche e civili solo quando hanno un'arma da fuoco puntata al petto.
Onestamente per quel poco che ne so, credo che israele si stia comportando con una freddezza e una capacità di autocontrollo pazzesca.
Per concludere, e scusa la logorrea.
Mio nonno, montanaro veneto musone-china-la-test-e-lavora, era venuto in provincia di Varese da poverissimo per poter avere un futuro, che in montagna campare era dura, anche se in realtà non aveva mai dovuto mangiare il cibo dei cavalli per sopravvivere.
Dato il carattere taciturno e disposto ad incassare si ritrovò a vivere in una tipica "corte" lombarda, e ad essere sempre l'inquilino di serie B, per usare un eufemismo.
[parte 1]
Ad un certo punto, visto tutto ciò e visto che i primi "terroni" erano i veneti che erano attaccati alla terra da coltivare in maniera pazzesca, acquistò un pezzo di terreno a un chilometro di distanza dal centro del paese, costruendo la casa pezzo per pezzo, paga dopo paga.
EliminaCominciò a prendere
parole dai paesani perchè "cosa va a fare la!" "quello lì è scemo!", e tanto per cambiare continuò a venire isolato, esattamente come prima.
Quando dopo il boom degli annì 60 cominciarono a costruire case con grandi giardini di fianco alla sua i lombardi stessi, successe una cosa ancora peggiore.
Aveva costruito, con una saggezza inaspettata da un montanaro con la 4 elementare, un piccolo letamaio interrato in cemento con tre "portoncini" che lo rendevano a tenuta stagna, quasi. Di fianco c'era una baracca per gli attrezzi in legno che a vederla oggi a trent'anni di distanza ancora appare artistica, roba da fiera dell'artigianato.
I nuovi vicini, pretesero che tirasse via tutto, perchè la ritenevano una brutta visuale!
Fu costretto a piantare delle siepi tutto attorno per nascondere il tutto alla vista. Dopo che aveva reso un pezzo di terra lasciata a se stessa un GIARDINO bellissimo.
Il rapporto coi vicini migliorò col tempo, ma ancora oggi (ora è gravemente ammalato e non vive più lì), LORO vengono prima e valgono di più di LUI. E non sto a spiegarti in che modo. Ma lui in alcune parti del SUO giardino non ci può più andare perchè sta male nel vedere cosa gli hanno combinato coi rampicanti.
Non so perchè tra le persone si formino questi rapporti malati di servo-padrone, nè quali fattori li influenzino, ma ogni volta che penso alla storia disgraziata di quel buco di paese con tutti i suoi personaggi mi viene in mente la storia degli ebrei.
Qualunque cosa tu faccia, comunque tu la faccia sarà sempre sbagliata.
E se non bastasse a fornire la certezza che sia l'esistenza stessa degli ebrei a non andare bene a tanta gente, c'è il vecchi caro cavallo di battaglia, che è u nmanifesto della pezzentaggine spirituale di certi individui.
"La Cancellazione dello Stato d'Israele."
Ma loro non sono antisemiti, come ti può venire in mente una cosa del genere?
Vigliacchi.
Pardon per la lunghezza del commento, e dimmi, wse ti va, se in base alla tua esperienza ho detto qualche castroneria storica o socio-culturale.
Sempre Io
[parte 2]
Prima di tutto grazie per il racconto.
EliminaAnche io ho stima di Ferretti, anche se la penso in maniera diversa da lui. Non mi permetto di giudicare chi e' stato in pericolo di vita, e quello che lui ha scritto lo ha scritto mentre si stava riprendendo da un intervento che, se non ricordo male, gli ha portato via un tumore. Anche se la faccenda che sono gli antisemiti a ricordarti che sei ebreo, e' una faccenda dolorasamente vera.
C'era un Paese europeo in cui gli ebrei hanno acquisito l'emancipazione lentamente (erano stati cittadini di serie B, poi Napoleone li ha liberati, poi c'e' stata la Restaurazione e poi, comunque, un po' alla volta, i diritti civili sono arrivati). Una volta emancipati ce la hanno messa tutta per mostrare che non erano diversi dai loro concittadini. Avevano solo una fede diversa. E cosi' hanno costruito sinagoghe che sembravano chiese, hanno smesso di usare l'ebraico o le lingue derivate dall'ebraico, si sono arruolati in massa (e sono morti al fronte) durante la prima guerra mondiale, ed erano in prima linea in ogni movimento nazionalista. Quel Paese era la Germania. Dimmi te se e' servito.
All'epoca l'antisemitismo era truccato da rivendicazione per i diritti dei poveri tedeschi oppressi dalla Lobby giudaica mondiale, capitalista e comunista allo stesso tempo. Adesso e' truccato da rivendicazione per i diritti dei poveri palestinesi oppressi dalla Lobby giudaica americana e capitalista.
Meno male, temevo che lo avresti trovato solo noioso il racconto.
EliminaE' solo per spiegare come, in maniera sintetica, sono arrivato a non tollerare più certi ragionamenti ed equilibrismi del "sì... ma... però".
Ogni volta che dicono qualcosa, gli antisemit... ehr... antisionisti perdono punti per quel che mi riguarda.
Perchè i loro ragionamenti stanno in piedi solo con una massiccia dose di ideologie e propaganda. Sono dei completi CONTROSENSI.
Comunque riguardo a Ferretti, i mie due cent.
Mio nonno e mia nonna (ancora!) erano cattolici montanari, esattamente come la famiglia di GLF e GLF da bambino, e criticare il prete era per loro peggio che rubare (e ciò ha fatto i suoi danni GRAVISSIMI ad una delle figlie e alle due nipoti, e parlo di qualcosa di molto più italiano e banale della pedofilia).
Ti assicuro che leggere Ferretti, presunto "servetto della chiesa", che critica i frati che in terrasanta trattano gli ebrei come se fossero ospiti anzichè padroni di casa mi ha lasciato di sasso, oltre che convincermi ulteriormente della sua buona fede.
Riguardo alla sua esperienza...
Come per Chesterton, semplicemente ci trovo riflessioni e passaggi esistenziali su cui io stesso "ho sbattuto il muso", anche se non pretendo che siano validi per tutti.
Ad esempio quando dice che il viaggio in Mongolia gli ha fatto capire che il mondo esisteva ben prima delle proteste studentesche.
Il viaggio in mongolia è un riassestamento della scala dei valori, assieme al pericolo di vita a causa del tumore, IMHO.
Cominci a chiederti quale sia il senso di vivere in un modo piuttosto che in un altro, e quali sono le cose a cui dover dare davvero valore.
Bellissima, poi, come il tuo post sul sentirsi meglio dopo aver lasciato l'università italiana, l'immagine della liberazione di uno che non deve più mentire a se stesso, o far finta di non vedere. Uno che vuole finalmente "togliersi l'immondizia dalla testa".
Era stufo di vedere la malvagità gratuita dei suoi commilitoni e ha cominciato a staccarsene.
Non è stata la fine dell'ideologia (anno 1997 - anno 1991=6 anni) a farlo finire tra le braccia della chiesa, ma semplicemente l'idiozia dei suoi compagni.
Io non credo, al contrario di Ferretti, che la Chiesa sia buona e gentile, tanto meno con gli ebrei.
In questo senso dimostra più che di essere un "debole" come dicono in tanti, di essere un idealista molto ingenuo.
Voglio dire, se leggi già i "manifesti" inziali dei cccp ti chiedi se davvero poteva pensare che le sue idee sarebbero state mai accettate realmente nel partito. Certo c'era una dose massiccia di ideologia e di paraocchi da parte di Ferretti, ma... quando mai nel PCI qualcuno ha rimpianto la morte di un Papa?
L'errore che sta ripetendo è quello di _lasciare_ che qualcuno sfrutti la sua immagine e il suo idealismo, ingenuissimo a mio avviso.
[parte 1]
In più non lo sento fare i contorcimenti dialettici tipici dell'ideologizzato.
EliminaInoltre, prendi l'aborto.
C'è la posizione dei ciellini "reato, cattiveria, assassinio, il mondo finisce domani!", che poi magari fanno aborti nei loro studi privati (vedi caso del medico laziale)
e la posizione degli idealisti (stile hippy) "è sbagliato uccidere una giovane vita, per quanto dura e imperfetta possa essere, la vita è troppo bella..." eccetera, che è quella di Ferretti.
La seconda, è quella che a mio avviso la chiesa ha adottato con la storia di preservativo, amore coniugale, niente mezzi meccanici nel sesso, il bimbo è frutto dell'Ammmore (anche negli stupri?) è sputata a quella degli "hippy" convinti per davvero, quelli che le filosofie orientali se le studiano prima di pensare che diano ragione sempre ai propri porci comodi.
Non è per difendere la chiesa, le mie posizioni sulla riproduzione sono inaccettabili tanto per la chiesa quanto per i secolaristi, ma credo che quella dell'oscurantismo, riguardo al preservativo sia, almeno in parte, una balla propagandistica.
Io credo che la chiesa si sia lasciata influenzare dall'idealismo (paradossale!), quantomeno formalmente.
E chi la critica per la presunta malafede, dovrebbe avere almeno in questo caso, il coraggio di ammettere che è molto più coerente dei bigotti d'oltreoceano, anche se meno pragmatica.
Negli USA i protestanti si aprono all'aborto in caso di stupro.
Si potrebbe quasi sospettare che -invece che aprirsi per pragmatismo- il bambino per loro sia una punizione per chi fa sesso e vive nel peccato, anzichè un essere umano. Oltre che un modo per continuare a tormentare le malvagie ragazze madri (cazzo, ne sono ossessionati).
Per la chiesa, anche in caso di stupro, il bambino, è un'anima di essere umano.
E questo idealismo, di facciata oltre che un po' new age, è secondo me ciò che ha attirato Ferretti.
Scusa di nuovo la lunghezza.
[parte 2]
Io
Uh. Non ho letto Reduce. E devo anche aggiungere che i CCCP mi sono sempre sembrati ironici, non credevo ci fosse dietro un gran programma. Pensavo (ma evidentemente mi sbaglio) che Ferretti abbia (ri)scoperto il cattolicesimo in seguito alla sua malattia.
EliminaSull'aborto la pensiamo ovviamente in maniera diversa, soprattutto mi da' fastidio la semplificazione. in una faccenda cosi' complessa dove la cosa migliore e' decidere caso per caso e ascoltare di piu' la voce delle donne.
Non vorrei aver dato un'impressione sbagliata.
EliminaSono ateo e non do un gran valore alla vita, ad essere sincero. Eutanasia, aborto, e fecondazione assistita mi trovano d'accordo in toto.
Fedele all'asse Leopardi-Schopenhauer, tuttavia ritengo che sia comunque un fatto terribile la "violenza" legata alla morte. Prima c'eri poi non ci sei più. Un balzo spaventoso.
Mi stanno molto... antipatici... gli atei stile "pace-amore", che ti parlano di bellezza della vita, della serenità legata all'eutanasia e i secolaristi in genere.
Li ritengo una versione aggiornata e semplificata dei bigotti religiosi. Quattro cavolate banalissime ripetute all'infinito.
Con una differenza fondamentale.
Mentre gli atei sono fermi sul p(i)attume filosofico-esistenziale che tanto mi provoca eritemi, i religiosi, pur avendo spesso una filosofia esistenziale più corposa (=non vuota), riescono a farmi quasi sperare in una nuova rivoluzione francese, specie dopo dichiarazioni come quelle di certi cattolici negli ultimi giorni.
E a proposito di schifezze italiane (poi, promesso, non ti rompo più le scatole per almeno due post), sono poco fa capitato su questo (http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2012/01/in-memoriamper-unitalia-diversa.html).
Siccome a cinquanta metri da casa mia c'è un pretenzioso complesso "ex corte diventata villa" di cui ancora oggi si può solo accennare a bassa voce a chi appartenessero prima i bellissimi vasi da giardino e le belle colonnine lavorate utilizzate per l'arredo (fu ristrutturato nei primissimi anni cinquanta, forse prima), che lì appaiono addirittura sprecati, mi è venuta in mente una domanda che, se non la faccio a te, non la farò mai a nessuno.
Ma tu sai mica niente di un certo ex-sindaco storico (quando tu eri giovane, fece almeno due mandati, per una qualche formazione della prima repubblica, è morto di recente) di un certo comune (vicino alla punta sud est del lago di Varese, per essere più precisi)?
Si dice che si prestasse ad un _disumano_ doppio gioco tra il quarantatrè e il quarantacinque, le voci sono vaghe e davvero spaventose,e vorrei sapere se davvero ha potuto fare quel che si dice abbia fatto nell'indifferenza generale (mi pare che fosse anche un industriale nel tessile, ma su questo potrei confondermi).
Ecco, se mi rispondi in quache modo te ne sarò grato, ma capisco se non ti vuoi esporre.
Sono cose che solitamente si dicono a bassa voce quando si è in pubblico.
Ah, ho da poco questo account e già che ero loggato ho usato questo.
EliminaSu ferretti... l'ha riscoperto COME RELIGIONE, ma non l'ha mai abbandonato del tutto, credo.
Se fossero stati ironici, i CCCP, come certi ex-militanti si sforzano ossessivamente di far credere tipo nella metà dei video con le canzoni presenti su youtube ("ma no, nel PCI c'era stata la svolta, che dici? mica credevamo in mosca noi!" seh, va bene) non avrebbero fatto il tour in unione sovietica.
Certo erano punk, quindidissacranti, a tratti almeno.
Erano intellettuali, a loro modo, ed erano, seppur drogati di ideologia moooolto più originali di quel che si crede, ed è evidente il conservatorismo di Ferretti già nei manifesti di allora. Almeno per me, magari mi sbaglio.
Quando dice che l'URSS è l'unico modo dell'Europa di avere una continuità con la sua storia millenaria, ammettendo candidamente che è un vero e proprio impero concorrente.
E poi la sua visione spirituale della vita.
Tutte cose rivelatesi sbagliate in pieno, riguardo all'URSS e al comunismo, ma di sicuro non erano idee preconfezionate.
http://rudepravda.tripod.com/cccp/stampalt/stampalt.html
Io in questo manifesto e nelle interviste non ci ho mai visto nulla di ironico.
In certe canzoni, forse, ma per il resto erano terribilmente seri ed originali.
E comunque grandi artisti. Nell'iconografia, nella musica e nel metodo barocco di intendere lo spettacolo come fusione di differenti tipi di arte.
Tipo d'Annunzio, ma pure meglio direi.
Prima di tutto, i tuoi interventi non mi rompono affatto, anzi piu' commenti piu' sono contento, vuol dire che qualcuno mi legge.
EliminaSono diventato rabbino da pochi mesi. E in questi mesi ho visto delle persone morire. Soprattutto ho a che fare con i familiari in lutto.
Ognuno reagisce in maniera diversa e per ogni persona che parla di serenita' legata all'eutanasia ce ne possono essere venti, magari anche suoi parenti, per i quali e' disperazione assoluta.
L'idea di mettere una legislazione in una faccenda cosi' personale e intricata mi spaventa. Mi spaventano quelli che vogliono mettere limiti alla liberta' di morire, perche' il medico che supera quei limiti lo trovi sempre, e allora diventerebbe un diritto sei soli ricchi. E mi spaventano quelli che vogliono liberalizzare, perche' il caso Lucio Magri (morire per depressione, per paura di diventare troppo vecchio) mi sembra proprio uno dei limiti che nessuno dovrebbe superare. Mi spaventa che ci sia un posto in cui la gente va a morire, la clinica Dignitas in Svizzera, e abbia quel nome, Dignita'.
OK, detto questo. No, del caso in questione non ho mai sentito nulla. Ma tutti sanno che c'e' gente nel Varesotto che si e' arricchita vendendo gli ebrei ai tedeschi. Saprai anche tu che la Delasem aiutava la gente ad arrivare al confine, e poi li metteva in mano agli spalloni, ma vai a fidarti degli spalloni, alcuni erano galantuomini, altri dei figli di puttana che vedevano la possibilita' di mettersi in tasca tutti gli averi che le famiglie si portavano addosso. Passata la guerra, sui nomi e' sceso il silenzio.
So che nel comune in cui sono cresciuto c'era un podesta' ebreo, che nel 1938 ovviamente venne rimosso, e che si nascose a un certo punto nella canonica e poi fini' a Dachau, pare per la spiata del sagrestano. Lo so, ma me lo sono scoperto da solo, e le persone delle generazioni prima di me preferiscono non parlarne. Persino gli ex partigiani comunisti mantengono il silenzio.
Perche'? Perche' la Resistenza non ha solo scritto pagine eroiche, dalle parti nostre (come un po' ovunque, probabilmente), e che erano frequenti i casi di doppio o triplo gioco, del genere sto con i partigiani ma informo i fascisti, giusto per mettermi al sicuro chiunque vinca,e poi di la' da confine svizzero ci sono quelli dei servizi inglesi, va la' che gli passo qualche informazione anche a loro.
Passata la guerra, hanno tutti preferito voltare pagina. Anche i dirigenti delle comunita' ebraiche. Probabilmente perche' sapevano che, anche se avessero parlato e domandato giustizia, nessuno li avrebbe ascoltati.
A proposito dei CCCP condivido quel che scrivi. Forse era il loro gioco. Far credere che fossero ironici e far credere che facevano sul serio. Una specie di Great Rock'n Roll Swindle (appunto, erano punk) consumata tra le balere e le feste dell'Unita'.
Sul PCI che non era piu' filosovietico ricordo un aneddoto del 1988. In Federazione PCI a Varese, il segretario della FGCi (o come si chiamava) che spiegava serio che si', in URSS c'erano le code e i razionamenti, ma anche da noi ci sono le code per andare in Svizzera a far benzina.
Hanno fatto una svolta, certo, ai piani alti, ma ai militanti hanno continuato a raccontare queste storie. Perche' hanno sempre pensato che il militante, o piu' in generale il popolo, fosse una specie di coglione che andava educato a furia di semplificazioni.
E quando e' caduta l'idea che avevano insegnato per decenni, e cioe' che fosse possibile costruire il paradiso dei lavoratori, e che quel paradiso era l'URSS, si sono trovati senza niente di preciso con cui sostituirla. Cosi' dell'insegnamento precedente, questo gran bel quadro, rimanevano dei frammenti in giro, che venivano a volte cuciti insieme in maniera comica, come nell'episodio di cui sopra.
Ciao, e grazie per i commenti.
Milano in pillole?
RispondiEliminasolo quelle rosse immagino!
decisamente indigeste...
vent'anni e non ne hai trovate altre?
è un tuo limite,lo sai vero?
[Ma non ho mai amato Milano.]
RispondiEliminaE Londra?
Londra non e' male.
EliminaIo di Ferretti ho letto solo Reduce, regalatomi da un'amica. In sostanza racconta che prima aveva preso una strada e poi si è accorto che quella strada era sbagliata, e che quella giusta conduce all'amore per Israele. Trovarne, di gente così (in questo momento poi sono reduce anch'io: da Siracusa, dove ho fatto chanukkah da un amico che mi ha fatto scoprire, per la prima volta, anche il Ferretti musicista, vedi un po' le coincidenze!)
RispondiElimina