mercoledì 20 giugno 2012


Qualche anno fa ho scoperto una zingara. Si stava chiaccherando con un gruppo di amici, tra cui la nuova fidanzata di un amico, che chiamero’ Silvia. Silvia racconto' dello strano modo che aveva sua madre per fare il bucato. 
Separava sempre, la mamma, i capi di abbigliamento che vanno indossati sotto la cintura (pantaloni, mutande) da quelli che ne vanno al di sopra (camicie, maglioni). Proprio due tinozze separate, o addirittura due carichi separati della lavatrice, e persino due stendini separati. E come andava fuori di testa se qualcuno, per sbaglio, metteva la roba nella tinozza sbagliata.

Avevo notato lo stesso costume tra i Sinti presso cui in quello stesso periodo mi capitava di passare del tempo. Sicche' la conversazione prese una piega interessante, sul fatto che Silvia non era mai stata a trovare i nonni, di cui ricordava solo qualche visita sporadica da bambina, e sulla professione dei genitori di Silvia, ambulanti ambedue. Il punto e’ che per me, dopo aver passato un paio di anni in mezzo ai Sinti, il cognome di Silvia era molto riconoscibile, e parlammo pure di questo. Di come qua e la’ ci potessero essere suoi parenti, che mi era capitato di incontrare.

Nei giorni successivi Silvia ha pressato sua madre con una serie di domande, e dopo un paio di giorni di resistenze e negazioni (non entrate mai nello spazio tra una madre e una figlia, e’ il punto piu’ pericoloso del pianeta Terra), la mamma le ha raccontato la storia di famiglia: di come lei e il padre abbiano lasciato le famiglie originarie, decidendo, come si dice “di fermarsi” e siano passati ad altro genere di vita, piu’ o meno nei tardi anni Sessanta, quando l’industrializzazione del Nord Italia dava ai Sinti questo genere di possibilita’. C’era dietro qualche fatto di sangue che non sto a raccontarvi, perche’ vorrei evitare possibili casini a Silvia, e alle sue bambine, (si’, il mio amico la ha sposata, hanno due gemelle, i genitori di lei erano al matrimonio) .

Perche’ Silvia, come i suoi genitori, e’ ben consapevole dello stigma sociale che la parola zingaro ti fa portare dietro, seppur diluita con espressione come "di origine zingara". Lo stigma  rimane –cosi’ lei teme, e secondo me a ragione- anche se i suoi genitori, e lei ancor di piu’, hanno tagliato i ponti con quel mondo. Ma  i ponti non sono completamente tagliati: con qualche fatica Silvia e’ riuscita a farsi insegnare qualche filastrocca per le bambine. E qualche visita ai parenti pare la abbia fatta, assieme al marito. 

Ora il problema e’: Silvia e’ una zingara?  E le bambine? Una anziana signora Sinta che conosceva la storia dei suoi genitori, mi disse che certo che lo poteva essere. Se la mamma parla con la bambina nella lingua dei Sinti “quando ce la ha dentro”, ovvero quando e’ incinta, allora la bambina impara il linguaggio, ed e’ Sinta anche lei. Poi bisogna vedere se vuole fare “la vita dei Sinti” o quella dei “gage”, ma questa e’ una altra faccenda. Io trovo ovviamente molto poetica questa distinzione uterina tra l’essere e il fare. Ma credo che Silvia e le sue bambine possano avere una “identita’ sinta” o “zingara” solo se esiste una comunita’ di “sinti” o “zingari” che le riconosce tali. Poetico quanto si vuole, ma aver sposato un “gagio” non aiuta moltissimo. Ma nel mondo delle identita’ nulla e’ scritto nel marmo. Le identita' mutano, come scopro ogni volta che scrivo su facebook il cognome di Silvia e vengono fuori, con un orgoglio zingaro del tutto inedito, le foto della generazione piu' giovane della sua famiglia, quelli nati quando i suoi si erano gia' "fermati". In quella lingua che doveva essere segreta, adesso scrivono, assieme a emoticon e abbreviazioni. 

Un caso diverso da quello di Silvia, e' la vicenda dei cripto-ebrei. Famiglie che per generazioni si sono tramandati usi e costumi ebraici, cioe' legati alla religione ebraica, che si sono cioe' sentiti ebrei. E -qui sta la differenza con la vicenda di Silvia- ogni membro della comunita' cripto-ebraica e' riconosciuto tale, ovvero cripto-ebreo, o ebreo e basta, da una comunita' di individui come lui, ebrei o cripto ebrei. Tutto questo anche se esteriormente e' cattolico e lo spazio della loro pratica religiosa ebraica e' prevelantemente quello domestico, interno. Il caso piu' noto di cripto-ebraismo e' quello della comunita' cripto-ebrea di Belmonte, nel Portogallo settentrionale.  Ma ce ne sono stati un po' dappertutto, in tutti i territori dell'ex Impero Spagnolo, Italia inclusa. Anche in questo caso la parola ebreo porta con se' uno stigma  -e fino a qualche tempo prima anche dei rischi reali- che i cripto-ebrei vogliono evitare.




Siccome viviamo ora in una societa' in cui il condizionamento della Chiesa cattolica e' minore, rispetto a qualche generazione fa, assistiamo a cripto ebrei, o gente che si sente tale, che viene allo scoperto e cerca di connettersi, o ri-connettersi, con il resto del mondo ebraico. In qualche caso la loro identita' e' basata su una memoria collettiva, a;tre volte no: il che non dovrebbe stupire, stiamo parlando -dopotutto- di gente che si nasconde e cerca di far perdere le tracce.

E ora facciamo entrare in scena uno che, quando si tratta di ebraismo e di persecuzioni, ha sempre qualcosa da dire in favore dei persecutori, specie quando gli ebrei sono troppo biondi. Il nostro amico, prof. Leonardo Tondelli si e' imbattuto in un articolo di Marco D'Eramo, che parla di un articolo pubblicato su Atlantic, che parla di una polemica di una accademica contro altri suoi colleghi, a proposito di un gruppo di famiglie del New Mexico che si dice siano cripto-ebrei. 

Voi capite, spiega Leonardo pensoso, che quando questi cripto ebrei credono di essere ebrei cripto e poi vanno in Israele a togliere risorse ai palestinesi e cola' si sposano e poi si scopre che non sono ebrei, insomma, lo Stato razzista e religioso ed etnico ed ebraico rende loro la vita difficile. Li' c'e' un sacco di propaganda nazionalista e razziale Non vi venga in mente che la nascita dello Stato di Israele sia un progresso per gli ebrei: se dai a loro la possibilita' di definire chi e' ebreo, razzisti come sono, finiscono comunque per instaurare l'apartheid. 

Leonardo ponza e riponza sulla identita' ebraica dei cripto ebrei, che per lui e' sicuramente inventata: quella dei New Mexico ma, suvvia -suggerisce- anche quella di quelli di Belmonte o di Mashad, vorrete mica credere che esista qualcosa di ebraico e di originale? E da questi ponzamenti e riflessioni se ne esce con scoperte, devo dire, di una inaudita profondita':

"La storia degli pseudo-cripto-ebrei c'insegna qualcosa? A non prendere troppo sul serio le identità culturali? A non sentirsi sulle spalle secoli di Storia? Invece di rimproverarci le frustrazioni di un'educazione cattolica bimillenaria, potremmo accorgerci che il nostro presunto retaggio culturale non va più indietro del Concilio Vaticano II, e che tutto quello che c'è stato prima ci è altrettanto estraneo dei misteriosi cripto-ebrei"

Avete letto bene. Non esiste una identita' piu' antica del Concilio Vaticano II. Beh, Leonardo potrebbe andare a spiegarlo ai palestinesi che, parole sue, aspettano di rientrare nelle case da cui furoso scacciati nel 1948, ovvero un po' prima del famoso Vaticano II. Ma i palestinesi stessi raccontano di avere una identita' millenaria: ce ne sono che proclamano, nientemeno, di essere discendenti di popolazioni dell'epoca neolitica cacciate prima dagli invasori ebrei, protagonisti dei fatti di sangue narrati da quell'orrendo libro che e' l'Antico Testamento. E poi ritornati con la dominazione romana, per poi essere di nuovo cacciati dagli invasori sionisti, che pretendono di essere ebrei, ed invece sono solo dei colonalisti, senza alcun legame organico, di sangue, con quella terra sacra ai palestinesi e alla nazione araba. 

Senza risalire a queste alture mitologiche, c'e' comunque qualcosa che non torna nella affermazione di Leonardo. Altrove infatti lui parla di milioni di profughi palestinesi che avrebbero il diritto di entrare in Israele, senza esserci mai nati e certamente senza esser stati da quelle parti all'epoca del Vaticano II. Non gli viene in mente che ci sia qualcosa di falso o di costruito in quella loro identita' di popolo? Ovviamente no. Mica sono ebrei.

L'identita' ebraica per Leonardo e' fasulla, collegata a qualche previlegio: per quale ragione, infatti, un abitante del New Mexico vuole sentirsi ebreo? Ma e' evidente, pensa di poter accedere alle fortune della "potente lobby ebraica statunitense". Quindi nel sentirsi ebrei c'e' sempre qualcosa di losco e di falso, e se per caso si trovano la ragazza in Israele, c'e' di mezzo del razzismo. Invece quella palestinese e' una identita' autentica e magari antichissima, piena di dignita'. Tanto autentica che i loro leader non hanno problemi a chiedere il passaporto egiziano Ma certamente, l'identita' palestinese da' diritto ad  uno Stato, ed anzi questo Stato si deve realizzare quanto prima, preferibilmente aiutando Israele ad espiare il proprio peccato originale, ovvero di essere uno Stato ebraico. O aiutandolo a cessare di esistere e basta. 

E' proprio facile, secondo Leonardo, la strada per un mondo migliore. Basta levare di mezzo gli ebrei i cattivi, contrastarli con ogni mezzo, iniziando quindi con il contenere le  pretese identitarie,  razziste e nazionaliste. Che sono legate a quella Legge scolpita nella pietra e quel Dio cattivo e patriarcale, da cui ci ha liberati Gesu', anzi no, San Giuseppe,  ultimo Patriarca, primo papa'


5 commenti:

  1. Scusa, per caso Silvia ora è moglie di un fabbro che fa le ringhiere?

    Un mio amico è dipendente del fabbro in questione, e conosce tutti i giostrai della zona. Mi ha raccomandato di non dire mai la parola "Sinti" in loro presenza.
    "I sinti rubano, loro si guadagnano da vivere".

    L'influenza familiare leghista, mi spinse a pensare un "Lo dicono pure loro che i sinti rubano, visto?".

    Magari è anche in parte vero che non si sentono troppo sinti "canonici", ma ripensandoci leggendo questo articolo mi chiedo come ho fatto a non pensare che effettivamente erano troppo categorici nel non voler essere definiti "sinti".

    Però strano, parli di lingua "segreta", loro a quel che ne so parlano veneto (almeno i "vecchi", i giovani non hanno accenti non varesotti). Mi sa che vedo coincidenze dove non ci sono. Uhm...

    PS
    Nel caso tu te lo stia chiedendo, sì, sono il tizio varesotto che commentava tempo fa, che ti scrisse (sbagliando, devo proprio ammetterlo) che non avevi capito nulla del partito leghista.

    Fermo restando che ho visto cose molto diverse da quelle che hai visto tu, e che penso che tendi ad "appiattire" un po' troppo quello che fu (negli 80- 90) la lega, devo scusarmi con te.

    E dire al commentatore Magiupa che in effetti quello che ha scritto riguardo alla parola "ter(r?)one) come commento ad uno dei tuoi ultimi post è perfettamente vero. La lega da troppo tempo tiene il piede in due scarpe. Bon niente.

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  2. Risposta numero uno. No. Il marito di "Silvia" fa altro e non stanno nemmeno intorno a Varese.
    Risposta numero due. Scuse perfettamente accettate. Ammiro le persone capaci di chiedere scusa.
    Per quel che ne so io, i sinti parlano un dialetto della lingua Romanes, e questo dialetto e' pieno di termini veneti. Probabilmente molte famiglie di giostrai, circensi ed ambulanti, che venivano dalla zona di Rovigo, ad un certo punto si sono uniti ai sinti che venivano da altre parti e giravano per l'Italia. L'identita' non e' scritta nel marmo. Queste ricerche sono comunque molto complicate, perche' i sinti non parlano volentieri della loro storia di famiglia con gli estranei (in linea di massima, non parlano mai dei morti).
    I giostrai lombardi hanno tutti cognomi sinti e, per quel che vedo io, seguono le tradizioni dei sinti, e parlano la loro lingua/dialetto. La lingua e' un segreto, nel senso che se chiedi a uno di loro di insegnartela, non te la insegnera' mai. Serve a loro per le loro attivita' "commerciali" che, per quel che vedo io, nel caso dei sinti hanno poco di illegale (credo ci sia roba peggiore tra i Rom, di cui i sinti hanno schifo, soprattutto di slavi e rumeni). Ma l'illegalita', comunque, c'e', non lo ho mai negato. Sono pero' convinto che anche il figlio di un ladro ha diritto di andare a scuola, e di andarci lavato. Questo e' tutto quello in cui e' consistita la mia battaglia.
    Torno alla lingua: ci sono pero' vocabolari, articoli ecc. scritte da qualcuno che ci ha vissuto in mezzo, ma anche li' trovi dei chiari segnali che il sinto stava prendendo per il culo lo studioso o assistente sociale (p. es. tutte le parole in cui trovi la radice ful - merda)
    Ho notato questa cosa curiosa tra i giovani, che in quella lingua scrivono e che non hanno problemi a definirsi zingaro, o sinto, su facebook. E parlo anche di gente che porta le giostre a Varese; e hanno il Varese tra le squadre che supportano. Magari vanno persino allo stadio con i Boys (esistono ancora?)
    Ciao.

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  3. Grazie di aver accettato le scuse.

    "(non entrate mai nello spazio tra una madre e una figlia, e’ il punto piu’ pericoloso del pianeta Terra)"

    Pazzesco vero? Se la madre dice A non va bene perchè B, se dice -A non va bene perchè -B, se dice A^-1 la figlia si oppone perchè B^-1, se dice -A^-1 non va bene perchè -B^-1. Idem per quello che dice la figlia.
    Meno male che mia sorella è andata a convivere. Ogni tanto mi capita di essere tra le due e sudo freddo.
    Perchè questi rapporti malati?

    "Magari vanno persino allo stadio con i Boys (esistono ancora?)"

    Ma i boys erano mica di destra?

    Che io sappia (un'intervista alla band skinhead di estrema destra civico 88) dai primi 2000 boys e vikings sono stati sciolti dopo una serie di arresti e i blood honor hanno cercato di prenderne il posto.

    Nel mio comune sono stati arrestati un po' di blood honor alcuni anni fa per spaccio di droga. L'ondata di arresti faceva parte di una maxi operazione nazionale finita su tutti i giornali italiani (prima pagina).

    Il fratello di uno degli arrestati, (mio coetaneo, ha fatto asilo elementari e medie, queste in un'altra sezione, con me) anche lui nella curva, è contrario a droga e tabacco, questo non gli ha tuttavia impedito di aver, assieme al padre e al fratello (il pirla era ancora ai domiciliari per spaccio), di aver quasi pestato il nonno davanti a tutti i vicini (era subito dopo la sfilata dei carri allegorici di carnevale, "reo" di aver aiutato la figlia a riaprire un negozio analogo, a quello che il padre dei due tizi aveva fatto fallire dopo averlo avuto dal nonno che si ritirava.

    Sì, in effetti non mi stupirei se i nazistelli di merda della curva varesina non avessero problemi coi sinti (ammesso che sappiano chi sono i sinti). Sono più o meno come la band francese degli evil skins (per capire leggere alcune risposte: http://thespiritofyesterdayoi.blogspot.it/2011/04/interview-with-petit-willy-of-evil.html). Il piede sempre in due scarpe, fare casino, e alla fine non è che stanno con gli immigrati per tolleranza nè prendono droghe per apertura mentale, è perchè anche ammettendo (e non concedendo) in grado di intendere e di volere non hanno il minimo di spina dorsale necessaria per seguire una qualsiasi regola. Tranne quella, a differenza degli evil skins, di colpire sempre in branco e superiorità numerica. Questa è l'unica cosa che pianificano.


    Se vivessero negli Stati Uniti finirebbero ammazzati dopo aver fatto i garzoni nella criminalità organizzata, o durante qualche rapina, oppure nei Bowery già a trent'anni.

    Vedendo la famiglia che conosco capisco benissimo come sia possibile essere tanto idioti e malvagi. Il padre dei due ha la loro stessa età mentale. Circa tre anni.
    Sono degli psicopatici, ma davvero. Non che questo sia una giustificazione, anzi, il fatto di non riuscire a comprendere che il mondo non esiste in funzione loro li rende irrecuperabili.
    Ecco, io introdurrei qualcosa come, chessò, un'eutanasia forzata di utilità sociale. Il nome lo farei scegliere a qualche esperto di marketing.

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  4. Grazie per l'aggiornamento sui Boys. Quando io avevo 15-16 anni erano di destra, i loro leader erano tutti tossici, e qualcuno per mantenere il buco faceva le marchette alla Fossa dei Leoni. Non nel senso di curva milanista, nel senso di ritrovo gay. Vedi che non sono cambiati molto. Comunque volevo solo dire che i sinti si "integrano" benissimo con la societa' maggioritaria.

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  5. Ultimo commento, poi non rompo più.

    "Comunque volevo solo dire che i sinti si "integrano" benissimo con la societa' maggioritaria."

    Questo sì, ma in alcuni casi devono lottare contro il fancazzismo dei propri genitori.

    Mio padre fino dall'83 è stato netturbino a Varese.

    All'epoca dei ragazzini di una delle zone a lui affidate (guidava il camion, spesso faceva il giro anche in zone non troppo urbanizzate) vivevano nella roulotte coi genitori, italiani da generazioni e generazioni, tanto il comune gli passava l'elettricità e l'acqua GRATIS (cosa che credo faccia anche ora).

    Non erano nomadi, nè giostrai nè altro. Erano nullafacenti che prendevano l'assegno per i figli, che ovviamente andavano a scuola con tutti i bambini "normali" della zona essendo di fatto sedentari.

    Piano piano sti ragazzini li ha visti crescere, e tempo dopo li ha riconosciuti al mattino che portavano i propri figli a scuola prima di andare a lavorare (in fabbrica credo).

    Onestamente, a parte aver sempre ammirato i ragazzi che si sono fatti un culo quadrato visto che dai genitori non hanno avuto nessun aiuto, ho sempre disprezzato profondamente quei genitori che devono aver fatto soffrire come bestie qui bambini, condannati a essere diversi dalla pigrizia di persone che non avevano la minima voglia di lavorare.

    Inoltre, per completare la mia visione discriminatoria e intollerante, a parte il giostraio o l'ambulante, non vedo un posto per i nomadi (non i mantenuti di cui sopra, quelli veri) in un posto come l'europa occidentale (nel senso che non capisco come potrebbero mantenersi senza commettere crimini).
    Insomma penso che bisognerbbe fare delle pressioni perchè si integrino.

    Quelli che hai incontrato tu come facevano?

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