giovedì 9 agosto 2012

Dunque, quando Margaret Tatcher annunciava che la societa' non esiste, esistono solo gli individui, diceva una cosa molto brutta e cattiva.

Tom Segev e' autore di un libro di storia bruttarello, il classico "libro a tesi": e la sua tesi e' semplice e noiosa: i Paesi arabi non hanno mai voluto distruggere Israele, il quale ha sempre torto. Una tesi sbagliata, ma che evidentemente piace molto a chi cerca prove del fatto che gli ebrei siano cattivi.

 Ecco, Segev nel 2001, sulle pagine del New York Times, elogiava gli israeliani che se ne vanno dallo Stato sionista [1] "for the sake of their individuality" [New York Times, settembre 2001],  perche' loro "do not live for nationalist ideals [...] they live for life itself, as individuals". Che sono le stesse preferenze di Maggie Tatcher.

Pero' Segev, al contrario della Tatcher, diceva una cosa bella e giusta. Idealista, perfino. Sono l'unico a vedere qualche contraddizione?

[1] Il fenomeno, peraltro, sta scomparendo.

martedì 7 agosto 2012

Non so se vi dice qualcosa il nome di Avishai Raviv. Avishai Raviv e' quel bel tomo che, nel 1995, poche settimane prima dell'assassinio di Ytzhak Rabin, venne fotografato mentre esibiva un ritratto di Rabin in divisa da SS, durante una delle manifestazioni organizzate dalla destra nazionalista, per protestare contro gli accordi di Oslo. 

Ricorderete come l'uccisione di Rabin venne preannunciata da una violenta campagna di stampa ... eh, forse proprio di stampa, no: Jerusalem Post, Haaretz, Yediot Aharonot e Maariv, i principali quotidiani israeliani dell'epoca, plaudivano tutti agli accordi di Oslo, che aprivano una nuova era di pace in Medio Oriente. E idem le TV governative. 

Vabbe', nessuna campagna; e anzi gli intellettuali (Oz, Yehoshua, Grossman) erano tutti massicciamente schierati a favore del processo di pace, della fine della Occupazione e persino contenti per la nascita dello Stato palestinese. Disposti persino a sorvolare sul fatto che questo Stato palestinese non sarebbe propriamente stato una democrazia: proprio loro, che girano il mondo narrando le carenze di democrazia dello Stato ebraico. 

Comunque la temperatura dello scontro ideologico era alta, ma la pace era dietro l'angolo, e sarebbe certo arrivata se Rabin non fosse stato ucciso da un colono... 

Beh, proprio un colono no. Ygal Amir, l'assassino di Rabin, non ha mai vissuto al di la' della linea verde, dentro i famosi territori occupati che Rabin si stava preparando a restituire ai palestinesi. 

 Ehm, uhm ... restituire? In realta' Rabin, nel suo ultimo discorso alla Knesset,  aveva annunciato che non sarebbe nato uno Stato palestinese, che Gerusalemme sarebbe rimasta unita e che non un solo insediamento ebraico sarebbe stato levato. Se il problema fosse l'esistenza di villaggi ebraici in terre prima disabitate, occorre riconoscere che Ariel Sharon, a Gaza, ha fatto molto di piu' per risolvere quel problema, di quanto Rabin aveva intenzione di fare. 

("Restuituire"? Boh. Quei famosi territori erano stati giordani; e mai "palestinesi", giacche' non c'era alcuno Stato palestinese a cui toglierli nel 1967, quando l'esercito di Israele li occupo' nel corso della Guerra dei Sei Giorni).

 Insomma, la destra monto' una cagnara orrenda contro Rabin, denunciandolo come collaboratore dei nemici di Israele ed anzi addirittura nazista, hai presente quel famoso ritratto di Rabin in divisa da SS?  Certo, era appunto Avishai Raviv il tizio che lo sventolava, nel corso della manifestazione dell'autunno 1995. 

E Avisha Raviv era un agente dello Shabak, il servizio segreto di Israele. Un agente provocatore, insomma. Figure che dovrebbero dire qualcosa a chi vive in Italia, patria della strategia della tensione. 

Ora, se volete continuare a raccontare la storia della pace che era dietro l'angolo, e che se non fosse per colpa degli estremisti ebrei sarebbe gia' qui con noi, io avrei un Colosseo da vendervi. Interessa? E' stato un po' danneggiato dai soliti estremisti ebrei, ma l'affare si puo' fare lo stesso. O forse preferite una fontana?