Ci sono ebrei che si sono inventati una missione (si potrebbe dire "un mestiere", senonche' non guadagnano nulla) che consiste nell'educare vari segmenti del pubblico non ebraico o potenzialmente antisemita.
Passano ore, giorni, a volte intere settimane, con immensa pazienza,
che si tratti di parlare a scolaresche o a militanti di sinistra delle varie gradazioni, o a gruppi variamente riconducibili all'arcipelago cattolico, e recentemente anche a quello islamico.
Spiegano la storia degli ebrei, e sperano che si capisca che quando siamo feriti, sanguiniamo anche noi.
Spiegano la religione e le osservanze ebraiche, e sperano che almeno qualcuno della loro audience capisca che non e' una superstizione tribale.
Spiegano la cultura ebraica e sperano che almeno qualcuno nella loro audience capisca che senza il contributo degli ebrei la storia dell'Occidente sarebbe molto piu' povera.
Spiegano che il sionismo e' un movimento di liberazione, nato dallo stesso contesto culturale del Risorgimento italiano, e sperano in questo modo di contrastare gli ettolitri di monnezza che circolano nella rete e fuori.
A volte questa attivita' di guida turistico-culturale bene intenzionata, mangia tutto il tuo tempo, vuoi perche' di ebrei ce ne sono proprio pochi di visite ed incontri ce ne sono sempre. Eppero' non hai tempo per stare con la tua famiglia, per leggerti un paio di pagine di Talmud, un passaggio della parasha della settimana, persino per pregare.
E fare la guida turistica diventa l'unica cosa ebraica che fai.
Vorrrei che si riflettesse su questo punto, e si vedesse il paradosso.
Ci sono ebrei il cui ebraismo consiste unicamente nel lavorare (gratis) per allargare il patrimonio di conoscenze dei non ebrei.
Succede anche che questo mestiere di guida turistica te lo porti ovunque, e persino in una discussione su Usenet, o su un qualsiasi forum virtuale, il tuo contributo consiste in un (umiliante) spiegare, chiarire, chiedere -insomma- il permesso di esistere senza essere parte della maggioranza.
Philip Roth ha scritto delle cose molto feroci, e anche molto realistiche, su queste figure di ebrei che sono tali ad uso e consumo del pubblico non ebraico. Lui li ha incontrati in Europa. E poi scrive del gran senso di liberazione provato in USA, o in Israele, dove puoi mandare a fare in culo quello che ti sorpassa in barba al codice della strada, e lo mandi a fare in culo senza preoccuparti di quanto gli altri ebrei possano soffrire per questa tua intemperanza.
Io la penso come lui.
Gli ebrei nella loro storia hanno reagito in ogni possibile ed immaginabile modo, di fronte all'odio antisemita.
Ci sono stati persino quelli convinti che gli antisemiti avessero qualche ragione, e che qualche parte del loro odio fossero critiche di cui fare tesoro.
Ci sono stati quelli convinti che questa o quella parte politica avessero qualcosa di buono, e che l'antisemitismo dei fascisti o dei comunisti fosse qualcosa di accidentale, bastava chiudere gli occhi e si potevano fare tante cose utili al mondo.
Ci sono adesso quelli che pensano che sia tutto e solo un problema di educazione, che quando uno ha imparato un po' di nozioni di storia e religione ebraica, come d'incanto gli scompaiono i pregiudizi che ha assorbito negli anni precedenti.
Tutte, tutte, queste reazioni di fronte all'odio antisemita non sono servite a un cavolo, tant'e' che gli antisemiti ce li troviamo ancora tra i piedi.
L'unica risposta storicamente valida e' quella di Vladimir Jabotinsky. Imparate a sparare.
Oggi abbiamo avuto un buon esempio della sua efficacia.