giovedì 15 novembre 2012

Ci sono ebrei che si sono inventati una missione (si potrebbe dire "un mestiere", senonche' non guadagnano nulla) che consiste nell'educare vari segmenti del pubblico non ebraico o potenzialmente antisemita. 
Passano ore, giorni, a volte intere settimane, con immensa pazienza, che si tratti di parlare a scolaresche o a militanti di sinistra delle varie gradazioni, o a gruppi variamente riconducibili all'arcipelago cattolico, e recentemente anche a quello islamico. 

Spiegano la storia degli ebrei, e sperano che si capisca che quando siamo feriti, sanguiniamo anche noi. 
Spiegano la religione e le osservanze ebraiche, e sperano che almeno qualcuno della loro audience capisca che non e' una superstizione tribale. 
Spiegano la cultura ebraica e sperano che almeno qualcuno nella loro audience capisca che senza il contributo degli ebrei la storia dell'Occidente sarebbe molto piu' povera.
Spiegano che il sionismo e' un movimento di liberazione, nato dallo stesso contesto culturale del Risorgimento italiano, e sperano in questo modo di contrastare gli ettolitri di monnezza che circolano nella rete e fuori. 

A volte questa attivita' di guida turistico-culturale bene intenzionata, mangia tutto il tuo tempo, vuoi perche' di ebrei ce ne sono proprio pochi di visite ed incontri ce ne sono sempre. Eppero' non hai tempo per stare con la tua famiglia, per leggerti un paio di pagine di Talmud, un passaggio della parasha della settimana, persino per pregare. 
E fare la guida turistica diventa l'unica cosa ebraica che fai. 

Vorrrei che si riflettesse su questo punto, e si vedesse il paradosso. 

Ci sono ebrei il cui ebraismo consiste unicamente nel lavorare (gratis) per allargare il patrimonio di conoscenze dei non ebrei. Succede anche che questo mestiere di guida turistica te lo porti ovunque, e persino in una discussione su Usenet, o su un qualsiasi forum virtuale, il tuo contributo consiste in un (umiliante) spiegare, chiarire, chiedere -insomma- il permesso di esistere senza essere parte della maggioranza. 

Philip Roth ha scritto delle cose molto feroci, e anche molto realistiche, su queste figure di ebrei che sono tali ad uso e consumo del pubblico non ebraico. Lui li ha incontrati in Europa. E poi scrive del gran senso di liberazione provato in USA, o in Israele, dove puoi mandare a fare in culo quello che ti sorpassa in barba al codice della strada, e lo mandi a fare in culo senza preoccuparti di quanto gli altri ebrei possano soffrire per questa tua intemperanza. 

Io la penso come lui. 

Gli ebrei nella loro storia hanno reagito in ogni possibile ed immaginabile modo, di fronte all'odio antisemita. 
Ci sono stati persino quelli convinti che gli antisemiti avessero qualche ragione, e che qualche parte del loro odio fossero critiche di cui fare tesoro. 
Ci sono stati quelli convinti che questa o quella parte politica avessero qualcosa di buono, e che l'antisemitismo dei fascisti o dei comunisti fosse qualcosa di accidentale, bastava chiudere gli occhi e si potevano fare tante cose utili al mondo. 
Ci sono adesso quelli che pensano che sia tutto e solo un problema di educazione, che quando uno ha imparato un po' di nozioni di storia e religione ebraica, come d'incanto gli scompaiono i pregiudizi che ha assorbito negli anni precedenti. 

Tutte, tutte, queste reazioni di fronte all'odio antisemita non sono servite a un cavolo, tant'e' che gli antisemiti ce li troviamo ancora tra i piedi. 

L'unica risposta storicamente valida e' quella di Vladimir Jabotinsky. Imparate a sparare

Oggi abbiamo avuto un buon esempio della sua efficacia.

4 commenti:

  1. Ho letto solo ora questo post, i commenti al post precedente ti assicuro che li ho scritti prima di leggerlo.

    E ti do ragione, visto che per quanto mi riguarda ciò che afferma Jabotinsky è perfettamente in accordo a ciò che ho scritto come commento al post precedente.

    Per quello che vale... ti ringrazio per ciò che scrivi e per il tempo che ci dedichi, e credo di capire, ma solo in piccola parte, ciò che dice Roth.
    Poter vivere senza dover lottare per essere rispettati come vengono rispettati tutti gli altri...
    Poter essere se stessi senza per questo avere un handicap rispetto agli altri, e senza aver paura di venire trattati come nemici giurati da un gentee che neanche si conosce.

    Che Israele tenga duro, perchè credo sia l'unica speranza contro un nemico subdolo, pieno di alleati insospettati ed evanescente (al bisgno) come l'antisemitismo.

    Istintivamente mi viene da pensare che la lotta di Israele per esistere sia ancora lontana dalla fine, ma spero, nella mia ignoranza in materia, di essere in errore e lo spero anche per le future generazioni di ebrei.

    Sempre Io

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  2. Amo Roth come scrittore, credo di capire (in parte ovviamente) le sue parole e la tua posizione. Ovviamente sono ignorante come una capra tibetana, sulla materia in questione, ma credo di capire che, l'Ebreo guida turistica porti con sè anche una specie di "giustificazione" del fatto di essere Ebreo, il che in sè è assurdo. Non c'è nulla di cui giustificarsi, non c'è nulla da spiegare. Da "esterna" e parecchio ignorante della questione, non riesco a giudicare o a formarmi una opinione chiara, credo che Israele abbia il sacrosanto diritto di esistere, ovviamente. Ma credo anche che non si possa pensare di continuare (parlo per chiunque viva tra Israele, Giordania, striscia di gaza e West bank) a vivere in situazioni di simile tensione...
    Da ignorante, davvero, chiedo: Possibile che non esista una soluzione?

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  3. Io credo che la situazione presente SIA, per quanto triste, la soluzione. L'arma segreta che ha Israele si chiama "no alternatives". Prima o poi anche i palestinesi capiranno che fare la guerra porta sfortuna, soprattutto a loro.

    C'e' un gran casino, e' vero. Ma e' anche vero che il numero di morti in questo conflitto e' infinitamente piu' basso di altri (Cecenia, Ruanda ecc.). Tra qualche decennio sara' passato un secolo dalla Shoah. E il popolo ebraico, che ne e' stata vittima, ha creato uno Stato capace di difendersi e di impedire che la tragedia si ripeta ancora. Non solo, la maggioranza degli ebrei vive in quello Stato o ne e' comunque cittadina. In prospettiva storica mi sembra una vittoria. Non una vittoria definitiva, ma le vittorie definitive non fanno parte della storia ebraica. Daniel Gordis lo spiega molto bene in un bel libro, Saving Israel. Gordis ha anche un blog, che vale la pena seguire http://danielgordis.org/

    Ora uno dovrebbe chiedersi come mai la Shoa sia avvenuta in Europa e non negli USA. Io credo ci siano molte risposte, tra cui una tradizione giuridica (leggi scritte sulla carta e messe in pratica, voglio dire) secondo cui gli ebrei non erano mai cittadini completi. Leggi abolite grosso modo nell'Ottocento e rimesse in vigore da Hitler e dai suoi. Queste leggi in America non ci sono, e nessuno si sogna di dichiarare che gli ebrei sono stranieri. Di conseguenza non c'e' alcun bisogno di giustificare la propria presenza.

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