A proposito delle polemiche che corrono nella stampa ebraica, un mio amico, [mi ha detto mio cuggino che] con spirito forse un po’ macabro, ma salace, mi ha detto una cosa che riporto [riporto, eh. quindi sia chiaro che la cazzata che segue non la ho scritta io]. E’ incredibile quanto fosse alto il livello dello scontro culturale, politico, caratteriale, perfino esistenziale, a Varsavia, dentro il perimetro del ghetto all’inizio della primavera 1943 [mettiamoci qui un riferimento al nazismo, che dopo la campagna elettorale ce ne ho qui che ne avanzano]: molti periodici, un numero non indifferente di quotidiani, continue riunioni politiche di gruppi in reciproco conflitto [attenzione che il conflitto e' male e non si sa come finisce], ciascun gruppo col suo periodico [una schifezza, guarda: sembra l'America, senza un comitato centrale a dettare la linea] , che ognuno voleva per sé e guai a scrivere su quello dell’altro, comunque guai a provare di intraprendere pratiche di confronto [ora ci sarebbe il fatto che a fare cosi' nel ghetto di Varsavia erano i socialisti e non i revisionisti, ma questo io mica lo scrivo]. Si sarebbe potuto pensare a un mondo vivo, a un domani carico di vitalità e soprattutto dotato di un radioso futuro, se non fosse stato per quel particolare del treno fuori dal cancello [e siccome lo ha detto mio cuggino, io posso continuare a dire che Auschwitz e' unico nella storia, mazzaquantosoffiko].
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